Frequently Asked Questions

Qui puoi trovare una serie di domande e risposte in breve sulla storia rom e sinti, sulle politiche e sugli stereotipi maggiormente diffusi.  Domande e risposte brevi per permettere a tutti e tutte di consultare una piccola guida per riflettere sugli errori e gli stereotipi più diffusi, pronunciati spesso per la mancanza di una riflessione pubblica diffusa e condivisa su questo tema. Abbiamo chiamato questa sezione Frequently Asked Questions perché speriamo possano diventarlo e che queste conoscenze di base siano il più diffuse possibile!

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Chi sono i rom e i sinti?

Partiamo dal termine “zingari” con il quale per secoli sono stati stigmatizzati in maniera negativa le persone appartenenti alle comunità rom e sinte, cioè un insieme di popolazioni parlanti generalmente il romanes che condividono caratteristiche identitarie e culturali che costituiscono la romanipen, la culturà romanì. La popolazione romanì è costituita da cinque gruppi principali che si autodeterminano come: rom, sinti, kale, manouches e romanichals. In Italia sono presenti comunità rom e sinti di antico insediamento (presenti dal XV secolo), comunità rom giunte in Italia in fuga dalle terre colpite dalle guerre dei Balcani (spesso non è stato loro riconosciuto lo status di rifugiato), ancor più recentemente, comunità rom provenienti da Paesi dell’est e segnate da condizioni di povertà estrema. Il mondo delle comunità rom e sinte è un “Mondo di mondi” (definizione di L. Piasere) per il quale in nessun caso è utile ricorrere a standardizzazione e generalizzazione.

Che lingua parlano?

Rom e sinti parlano la lingua dello Stato da cui provengono e/o in cui risiedono ma parlano anche il ròmanés, chiamato anche ròmaní ćhip o sinto, a seconda delle comunità alla quale ci riferiamo.

Chi sono i gagè?

“I Gagè sono espressione dell’alterità, del non essere rom, di non appartenere alla dimensione (culturale) romanì. I gagè sono gli altri per definizione.” “Zingari da una parte e gagé dall’altra sono due vicendevoli costruzioni dell’alterità” (Piasere 2004)

I rom e sinti vivono nei campi nomadi?

La maggioranza dei rom e dei sinti vive in ordinarie abitazioni o in case mobili su terreni privati. La costruzione dei campi nomadi non è una scelta di rom e sinti, ma una politica istituzionale. La politica dei campi inizia in Italia dagli anni Sessanta e si è progressivamente allargata a tutto il territorio nazionale radicalizzandosi negli anni degli arrivi dei rom in fuga dalle guerre dei Balcani. Alla base di questa politica c’è la sinonimia zingaro-nomade, oltre al ritenere comunemente che i gruppi rom e sinti siano dei soggetti senza fissa dimora o senza nazionalità. Entrambi questi approcci, fondati su stereotipi, hanno di fatto contribuito alla costruzione di un trattamento differenziale incentrato sul contenimento etnico che ha prodotto esclusione sociale, disagio socio-sanitario, spreco di risorse pubbliche, ghettizzazione. In un rapporto internazionale curato dell’European Roma Rights Center di Budapest (2000), l’Italia è stata definita come il “paese dei campi”.

Perché è sbagliato dire che i rom e i sinti sono nomadi?

L’immagine dei rom è dei sinti e delle altre comunità romanì, come nomadi è molto lontana dalla realtà: solo una minima percentuale delle comunità romanì in Europa è ancora oggi nomade e quasi esclusivamente in Europa occidentale in particolare per chi esercita attività commerciali itineranti. Il cosiddetto nomadismo dei rom e dei sinti è stato nella maggioranza dei casi frutto di persecuzioni. La storia di queste comunità è stata costellata da espulsioni continue tanto che risulta difficile dire siano stati un tempo effettivamente nomadi.  Molti percepiscono le comunità rom e sinte come migranti e nomadi, quasi nessuno però riconosce il fatto che i rom e i sinti il più delle volte sono stati costretti alla migrazione, costretti al viaggio, costretti a lasciare le proprie terre. Molte sono state le espulsioni forzate. Quella dei rom e dei sinti è stata una migrazione forzata e non volontaria. Spesso capita che la “teoria del nomadismo” venga usata ancora oggi al fine di fornire una forma di legittimazione culturale alla loro marginalizzazione. Pochi sanno che la maggior parte dei rom e dei sinti in Italia sono stanziali così come nel resto d’Europa.

Che cosa è l’antiziganismo?

L’antiziganismo è una forma di razzismo nei confronti delle popolazioni romanì che non ha conosciuto una riflessione, un approfondimento critico adeguati. Nonostante le comunità siano state vittime del genocidio nazista “l’antiziganismo non è stato toccato dal medesimo tabù ideologico dopo la II guerra mondiale” – frase contenuta nella presentazione della prima conferenza europea sull’antiziganismo tenutasi a Varsavia nell’ottobre del 2005. La deumanizzazione e la criminalizzazione sono i principi basilari dell’antiziganismo. 

Diverse ricerche hanno dimostrato come l’antiziganismo sia un fenomeno storicamente ben radicato in Europa, e il suo livello è attualmente particolarmente alto in Italia rispetto ad altri Paesi. 

Secondo il Pew research center, l’Italia è il paese europeo dove l’intolleranza verso i rom e i sinti è più diffusa. L’istituto di ricerca statunitense ha esaminato l’ostilità nei confronti dei rom in sette paesi d’Europa nel 2019, e in Italia l’83 per cento degli intervistati ha espresso sentimenti negativi verso questa popolazione.

L’antiziganismo, “fenomeno sociale, psicologico, culturale e storico che vede in quelli che individua come “zingari” un oggetto di pregiudizi e stereotipi negativi, di discriminazione, di violenza diretta o di violenza indiretta” (Piasere 2015: 11), è ancora un razzismo disconosciuto che ha fra le sue caratteristiche quella di “negare la propria esistenza” (Piasere 2015: 12). L’antiziganismo è una delle forme più diffuse del razzismo europeo contemporaneo, pur essendo una delle meno consapevoli e delle meno studiate.  Per troppo tempo l’antiziganismo è stato un fenomeno tenuto nascosto in Europa, per molti anni il genocidio dei sinti e dei rom è rimasto sconosciuto, e addirittura non riconosciuto.  Dopo Auschwitz, la mancata elaborazione dell’antiziganismo come particolare forma di razzismo l’ha reso persistente e sistemico, costantemente e acriticamente riprodotto non solo nel senso comune e nei media, ma anche nei discorsi e nelle azioni politiche e istituzionali.

Quanti sono i rom e I sinti e le altre comunità romanì in Italia e in Europa?

Quanti sono i rom e I sinti e le altre comunità romanì in Italia e in Europa?

“I diversi gruppi sono presenti in Europa con circa 12 milioni di persone e in Italia con circa 180 mila individui. Di quest’ultimi almeno il 60% sono di cittadinanza italiana. Si dividono in circa 50/55mila rom di antico insediamento che popolano le regioni del Sud Italia e circa 50/55mila sinti di antico insediamento che popolano le regioni del Centro Nord Italia.” (Santino Spinelli “Romanipen. Storia e cultura abbattono gli stereotipi” Articolo 21 , 9 gennaio 2020). I restanti fanno parte di comunità rom provenienti a più riprese nel corso del xx° secolo dai Balcani a seguito di guerre e crisi economiche. In Italia i  rom e i sinti sono soprattutto cittadini italiani, essi infatti con una stima che oscilla tra centotrentamila ed i centottantantamila individui, rappresentano lo 0,2% della popolazione italiana e almeno la metà di essi hanno cittadinanza italiana.  Dati ricavati dal testo Strategia Nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti in Italia (2012-2020), in attuazione della comunicazione della Commissione Europea, n. 173/2011.

Da quanto tempo sono in Europa?

“Si ritiene che tra il 1100 ed il 1300 la maggior parte di loro sia entrata nell’Impero Bizantino disperdendosi fra la Grecia ed il Medio Oriente (Fraser, 1992). Dal XV secolo gruppi rom sono segnalati ovunque in Europa. Nei secoli successivi avvennero numerose migrazioni (probabilmente per piccoli gruppi), in particolare dai principati valacchi e moldavi verso l’Impero Ottomano, forse per fuggire dalla schiavitù, dove alcune comunità rom si convertirono all’Islam, disperdendosi nell’Europa balcanica. Le migrazioni ripresero nell’Ottocento, soprattutto a causa di eventi bellici e nuovi bisogni economici. Si registrò una nuova ondata migratoria dai Balcani verso l’Occidente, ovverosia verso le regioni economicamente più ricche che lasciavano sperare in condizioni di vita migliori.”

Tommaso Vitale (a cura di), Rom e sinti in Italia: condizione sociale e linee di politica pubblica, Osservatorio di politica internazionale, n. 21 – ottobre 2010

Sono europei?

“Nell’insieme si può sostenere che i rom, i sinti e gli altri gruppi  appartengono pienamente alla storia europea, sono parte integrante dell’Europa premoderna e moderna. Essi sono sparsi in tutt’Europa, e risultano presenti anche nei continenti extraeuropei” (Tommaso Vitale (a cura di), Rom e sinti in Italia: condizione sociale e linee di politica pubblica, Osservatorio di politica internazionale, n. 21 – ottobre 2010) 

Da quanto tempo I rom e i sinti vivono in Italia?

I rom italiani di antico insediamento arrivarono nel Regno di Napoli e nello Stato Pontificio tra la fine del XIV secolo e il XV secolo. I sinti italiani di antico insediamento arrivarono nel XV secolo; il primo documento del loro arrivo a Bologna risale al 18 luglio 1422.

Cosa sono le classi Lacio drom?

Le classi speciali “Lacio drom” (Buon viaggio in lingua romanes) furono istituite alla metà degli anni Sessanta per quelli che allora venivano genericamente definiti come gli “zingari” o “nomadi”, tramite una convenzione tra il Ministero dell’istruzione, l’Opera nomadi e l’istituto di pedagogia dell’università di Padova. Le classi speciali furono abolite alla fine degli anni Settanta, ma le Lacio drom continuarono spesso concretamente ad esistere anche fino alla metà degli anni Ottanta.